Napoli – Barcellona ed i suoi incroci

Le storie del calcio sono piene di incroci, diretti ed indiretti. Si può ben sostenere che disputata allo stadio San Paolo di Napoli, era molto di più di una gara di Champions League: era un match storico tra un passato ingombrante ed un presente ancora da scrivere. Il ritorno si terrà in terra blaugrana il prossimo 18 marzo, quindi giocoforza si rimane nel presente perché il futuro può attendere. Giocare contro colui che da diversi anni a questa parte viene indicato dai più come l’erede naturale di Diego Armando Maradona non capita tutti i giorni.

Questo i giocatori del Napoli lo avevano intuito e come loro tutta la città intera, presente sugli spalti per un sold out da capogiro. Alla faccia della fobia del coronavirus. Tutti ad incitare i beniamini con la maglia azzurra contro la corazzata spagnola. Intrecci anche storici, visto che proprio la città partenopea era stata anche sotto il dominio spagnolo. Una sorta di derby non ufficiale in cui le emozioni, sul rettangolo di gioco, non sono di certo mancate.

Logico pensare e credere che il Barcellona, nonostante le vicissitudini che l’ha contraddistinto in quest’ultimo periodo, sia anni luce superiore ad un Napoli che, ultimamente, si è ripreso da un altrettanto periodo da dimenticare. La cura di ‘ringhio’ Gattuso porta benefici a tutto l’ambiente partenopeo e poco importa se i numeri dicono, alla fine, che il possesso di palla è un affaire di Messi & Company.

Nonostante ciò le conclusioni verso la porta sono state maggiori da parte di Insigne e dei suoi compagni di squadra. Specialmente Insigne, doveva essere la sua serata e per di più con quella fascia di capitano che molti anni fa portò al braccio qualcun altro mai dimenticato che, per mano, portò la Napoli calcio verso traguardi mai raggiunti per l’epoca. Se avesse concretizzato il 2 a 1 lo sarebbe stato in maniera totale, per non dimenticare dell’errore sotto porta di Callejon.

Ma tra il Napoli ed il Barcellona nel destino c’è sempre la lettera ‘M’ che si fa strada. M come Maradona, M come Messi, M come il folletto belga Dries ‘Ciro’ Mertens che con una magia, quasi come lo storico numero dieci azzurro, porta in vantaggio i partenopei.

Eppure il folletto belga dalle parti del Camp Nou non ci è mai passato, di sicuro lo farà il prossimo 18 marzo ma mai con quella maglietta a strisce che fu di Diego prima di approdare sotto il Vesuvio. Il pareggio, in fondo, ci sta. Ci pensa un evanescente Griezmann a colpire una difesa, quella napoletana, colpevolmente spiazzata. E’ risaputo che anche quando i giocatori del Barcellona ripartono sono temibili, come lo diventa anche Lionel Messi con qualche serpentina, ma nel tempio di Maradona ci vuole qualcosa di più.

Ecco l’inevitabile paragone che stanca, perché forse non dovrebbe essere nemmeno proposto: il Pibe de Oro aveva dalla sua una genialità ed un estro che ancora oggi nessuno riesce ad eguagliare e, particolare non di poco conto, una personalità da leader che Messi non è mai riuscito ad ostentare sul campo. Basta questo per tracciare un solco invalicabile tra chi vinse con squadre meno quotate e chi comunque è maggiormente supportato da giocatori di altissima caratura.

Nel Napoli si deve segnalare l’ottima prova del giovane Di Lorenzo, tra tunnel e approccio con personalità e maturità alla gara. Con una prestazione così di sicuro Mister Mancini, in chiave Europei 2020, dovrà tenerne conto. Per non parlare di tutti gli undici giocatori schierati da Ivan Gennaro Gattuso. Gara attenta, con il passaggio sempre al compagno più vicino per non sbagliare. Ma comunque non si può e non si deve rimproverare nulla, i limiti ci sono e se giocano con ulteriore ‘cazzimma’ possono esser tranquillamente superati. Appuntamento per il 18 marzo al Camp Nou, dove non sarà presente Vidal espulso sul finale del match. Squalificato sarà anche l’autore dell’entrata assassina su Mertens: Sergio Busquests. Un motivo in più per sperare, un motivo in più per andare oltre al presente ed entrare direttamente nel futuro. Ancora tutto da decidere.