Micheal Jackson: 1970-71
UN PASSAGGIO DOVEROSO
Dopo quattro settimane filate di pura musica di fine anni ’60 ed inizio anni ’70, con l’articolo di oggi ci riposiamo con le canzoni ma ci accingiamo a preparare tutti voi per quello che verrà. Si, perché dopo una tripletta di album, solo nel 1970, Micheal ed i suoi fratelli nel 1971 non avevano alcun modo di stare a riposo o, comunque, di godersi i primi introiti della loro vita. Il 1971, quindi, rappresenta l’anno della doppietta di long play.
SIGNIFICATIVE PRECISAZIONI
Il successo che i ragazzi di Gary ebbero in quegli anni fu travolgente ma, a quanto pare, non raccolsero, all’inizio, premi significativi. La casa discografica Motown produsse anche gli ulteriori due nuovi album intitolati rispettivamente: Maybe Tomorrow e Goin’ back to Indiana. Vi dice nulla quest’altro titolo? Appartiene ad una canzone pubblicata attraverso il secondo 33 giri del 1970. Si potrebbe addirittura anticipare che in seguito, i cinque fratelli, realizzarono ancora altri lp tra cui uno live sempre con la stessa etichetta discografica. Ma a causa dell’insistenza di Joe Jackson ad un certo punto del loro percorso, i cinque ragazzi furono costretti ha cambiare casa discografica. Per il momento non entriamo nei dettagli di ciò perchè dopo il 1971 ci sono ancora ben sette 33 giri. Tutti comunque di successo.
LA VERA STELLA DEL GRUPPO
Tito, Randy, Jarmaine, Jackie e loro padre Joe Jackson. Indubbiamente tutti bravi, tutti capaci di cogliere al volo le occasione che fioccavano e, soprattutto, anche lungimirante, inteso come Joe, nell’intuire il potenziale dei suoi figli. Anche se, ricorderete, inizialmente, ebbe qualche ritrosia nel far intraprendere questo tipo di carriera ai propri figli. Manca un nome all’appello. Manca colui che nel corso degli anni, anche se lo era già diventato, la vera stella del gruppo e non solo. Il piccolo Micheal con il suo incredibile talento stupì l’America ed il mondo a suon di note. Precisando che Micheal Jackson fu, insieme ad i suoi fratelli, la prima vera stella della black music che conquistò i bianchi. Per chiudere l’articolo comunque una canzone non poteva mancare. Vi riproponiamo ‘I’ll Be there’ una versione live che comprende, tra l’altro qualche immagine dietro le quinte dei ragazzi.