Dai lavori più improbabili alle pellicole iconiche
Si chiama Connery, Sean Connery e dal 1962, il suo nome, è indissolubilmente legato all’agente segreto più famoso non solo della storia del cinema ma anche della letteratura internazionale. Se non fosse stato per il genio creativo dello scrittore e giornalista, Ian Fleming, chissà se la sua carriera avrebbe avuto lo stesso risalto che poi effettivamente ha ottenne?
La risposta non può che essere positiva. In fondo quando il talento è puro, vero, spontaneo non serve solo per un ruolo in particolare. Appare difficile rimanere fuori dai più grandi progetti hollywoodiani. Nato a Edimburgo, in Scozia, il 25 agosto del 1930 Sean Connery in queste ore festeggia i suoi 90 anni.
Sullo schermo ha sempre rappresentato l’immagine dell’uomo forte, duro e affascinante. Tant’è vero che negli anni più invecchiava e più attirava donne di tutte le età. Il suo esordio è datato 1951, in uno dei tanti teatri inglesi. Due anni più tardi partecipò addirittura a Mister Universo, arrivando terzo. Finalmente arrivarono i primi ruoli, non di prim’ordine, ma significativi per la sua carriera; fino a quando non giunse l’anno 1962 quando uscì il primo James Bond: ‘Agente 007 – Licenza di uccidere’. E da quel momento non si è più fermato e nemmeno la saga.
Per tutti il decennio 1960 Sean Connery divenne subito un attore di fama internazionale grazie a quel ruolo, ma già nell’immediato provo a staccarsi dalla creatura di Fleming che rischiava di etichettarlo a vita. Ci provò con ‘Marnie’ nel 1964. Ma è nel decennio successivo che incomincia ad ottenere altri ruoli più rilevanti, come in ‘Robin & Marian’, ‘L’assassinio sull’Oriente Express’, ‘Il vento e il leone’.
In quello stesso decennio, nel 1971 per l’esattezza, prese parte per l’ultima volta al film di 007, per poi riprenderlo in un lungometraggio non ufficiale nel 1983 dall’iconico titolo ‘Mai dire mai’. E proprio nei mitici anni ’80 che il caro Sean ci regala altre monumentali performances, ricoprendo ruoli altrettanto iconici. Si parte dal 1986 e quell’anno fu addirittura una doppietta.
Ancora una volta è di nuovo il mondo letterario che gli permette di valorizzarlo ancor di più sul grande schermo. Tratto dall’omonimo romanzo di Umberto Eco, diventa un frate investigatore in un’abbazia dove avvengono strani delitti. Il film è ‘Il Nome della Rosa’. Sempre nello stesso anno diventa un maestro d’armi spagnolo del quindicesimo secolo, di nome Ramirez, con la missione di preparare all’adunanza l’ultimo immortale, nel film ‘Highlander’.
Nel 1987 entra a far parte del cast di un’altra iconica opera cinematografica, non solo del decennio 1980. Nei panni del poliziotto Jimmy Malone, ne ‘Gli Intoccabili’, offre al pubblico anche la sua scena più tragica cha abbia mai interpretato in carriera. Due anni più tardi recita al fianco di Harrison Ford nel terzo capitolo della saga di ‘Indiana Jones’, nel ruolo del padre dall’archeologo più famoso della settima arte.
Si arriva dunque agli anni ’90. Più gli offrono film importanti e più la sua stella non tramonta. Da ‘Sol Levante’ a ‘The Rock’, da ‘Caccia a Ottobre Rosso’ a ‘Mato Grosso’, da ‘Il Primo Cavaliere’ alla super partecipazione per una sola scena in ‘Robin Hood – Principe dei Ladri’; fino ad arrivare agli ultimi quattro lungometraggi a cavallo della fine del secolo scorso e l’inizio del nuovo millennio: ‘The Avengers – Agenti Speciali’, ‘Entrapment’, ‘Scoprendo Forrester’ e ‘La leggenda degli uomini straordinari’.
In definitiva la sua stella non è mai tramontata. Dopo l’ultimo titolo citato, uscito nel 2003, Sean Connery decise di ritirarsi per sempre dal cinema. Aveva intuito che purtroppo il suo tempo era di conseguenza passato e, quasi sicuramente, non voleva rovinare la sua immagine e quindi la sua carriera con qualche prestazione deludente che avrebbe attirato feroci critiche.
Di certo al cinema di oggi un personaggio come lui manca e anche molto. La sua personalità, il suo fascino, il suo modo di recitare quasi alle volte con fare quasi burbero, ha fatto di lui un mito inossidabile al pari di altri suoi due colleghi nati nel suo stesso anno: Gene Hackman e Clint Eastwood. E pensare che prima del travolgente successo, prima di James Bond, prima di calcare i palcoscenici inglesi svolse i lavori più disparati come lavapiatti, bagnino e addirittura il verniciatore di bare.
Senza dimenticare la sua esperienza nella marina militare inglese, ulteriore elemento che indica la sua forte personalità davanti alla macchina da presa. Fa strano, dunque, anche pensare che uno come lui ottenne solamente un Oscar, nell’edizione del 1988, proprio per il ruolo di Jimmy Malone ne ‘Gli Intoccabili’. Peccato, perché uno come lui ne meritava molti, ma molti di più. Auguri, Mister Connery.