Lo scorso 27 giugno è stato il quarto anniversario della scomparsa del tanto amato ed indimenticato Bud Spencer. Stare fermi non era possibile e per omaggiare ugualmente, seppur con qualche giorno di ritardo, questo grande personaggio, che ci ha lasciati all’età di 86 anni, si è deciso di riaprire una vecchia rubrica interamente dedicata a tutti i suoi film, in solitaria, e in coppia con Terence Hill, considerando anche quelli in solitaria dell’attore veneto sia chiaro. Così nasce per la seconda volta la “Bud&Terence” e per quattro settimane, a partire da oggi, quattro appuntamenti tutti dedicati alla quadrilogia di ‘Piedone’, ovvero il mitico Commissario Rizzo impersonato proprio da Bud Spencer, dal 1973 al 1980. E non finisce qui. Quella di ‘Piedone’, seppure alla lontana, potrebbe essere considerata anche una piccola saga poliziesca che permette, a sua volta, di inaugurare anche un’ulteriore rubrica: “Saghe & Sequels”.

Ovviamente si tratta di epoche diverse. A quei tempi quando si realizzava un primo capitolo, molte volte, non si pensava nemmeno che fosse l’inizio di un qualcosa che durasse nel tempo o che comunque potesse riscuotere successo, ‘Piedone lo sbirro’ rientra perfettamente in questa tipologia di capitoli inaugurali che hanno permesso la realizzazione, minimo di un sequel, o addirittura di diversi capitoli.

Era il 25 ottobre quando il film uscì nei cinema. Se si controlla bene una qualsiasi scheda su internet dedicatagli, vengono indicati due generi: quello del poliziesco e della commedia. Queste due tipologie di intrattenimento sul grande schermo nella storia, ideata mediante un soggetto del grande Luciano Vincenzoni insieme a Nicola Badalucco, si fondono alla perfezione. Merito anche della sceneggiatura realizzata da Lucio De Caro e dall’esperienza registica di Steno, altro maestro del nostro cinema dimenticato.

Volendo fare quasi i pignoli, ‘Piedone lo sbirro’, potrebbe rientrare addirittura fra le ‘Storie vere’ per un particolare non da poco presente nella trama e, dal quale, il film ha preso poi ispirazione ma discostandosi di molto con vicende e personaggi totalmente fittizi: Il Clan dei Marsigliesi, una potente organizzazione criminale operante non solo nel territorio italiano ma anche in quello francese tra il 1975 ed il 1981.

È naturale pensare, e sarebbe strano se non fosse così, che quando si nomina Bud Spencer la mente vola direttamente alle sue buffe e divertenti scazzottate, una vera e propria umiliazione della violenza nella loro essenza insomma. Eppure in questa opera cinematografica in cui l’attore napoletano appare, proprio nella città in cui è nato, le risse non sono proprio comiche, ma sconfinano nel serio e sfiorando quasi il drammatico.

Sembra un’esagerazione la nostra: ma vi ricordate la scazzotata finale tra Piedone e gli uomini di ‘Manomozza’ sotto ad una delle gallerie della città? Vi ricordate quando il commissario Rizzo, dopo aver mollato uno schiaffo al ragazzino, fugge di casa? Oppure quando affronta Ferdinando O’Baron per aver sfregiato una prostituta? Ecco questi ed altri momenti le risse non portavano proprio ad una risata. La scelta adottata viene presto analizzata. Ingaggiando uno come Bud Spencer non si poteva fare altrimenti, ma la bravura e l’intelligenza è stata quella non di mutare ‘il copione’ per facili risate ma il contrario: di rendere meno buffe le scazzottate e adeguandole ai vari momenti del lungometraggio.

La prima indagine del Commissario Rizzo è indirizzata su un giro di droga importato dai marsigliesi, i quali rischiano di far spaccare in due la camorra tradizionale. ‘Piedone’ ad un certo punto, vedendo che i piani alti non lo sostengono, lascia campo libero ai vecchi capi della criminalità organizzata del territorio per risolvere in parte la situazione.

Il film all’epoca incassò quasi ben tre miliardi delle vecchie lire ed il successo, oltre a questi elementi decretati, è da ricercare nell’immagine di una Napoli ormai risaputa, ma che va oltre allo stereotipo classico e pregiudizievole; certo, Piedone è quasi un supereroe che con le sole mani sconfigge i cattivi, ma rappresenta, e non solo lui, l’animo più dolce e buono più volte seppellito da una montagna di fango.

Si pensi alla vecchietta che non si vuol fare scoprire che vende sigarette di contrabbando per sopravvivere, si pensi al maldestro ladro che si fa aiutare e ricambia rischiando la vita e senza dimenticare anche il personaggio del ‘Gobbo’, il vero informatore del Commissario Rizzo. Tutti rappresentati di una Napoli pura, semplice che si arrangia senza alcuna malvagità. Tutti personaggi tipicamente e naturalmente napoletani, in una scenografia naturale come quella di Napoli in un film, simil giallo-noir, dallo stile americano.

In questo primo capitolo della quadrilogia oltre al già citato Bud Spencer troviamo attori come il troppo bistrattato mai ricordato a dovere Enzo Cannavale, Angelo Infanti, Giacomo Rizzo, Enzo Maggio, Mario Pilar, Ester Carloni e Raymond Pellegrin. Appare inutile dire che questo film è consigliato dal blog, anzi più giusto definirlo non un piccolo gioiello, non un piccolo capolavoro, ma un cult ed un capolavoro nello stesso tempo proprio per quella fusione non facile di due generi totalmente differenti fra loro: il poliziesco e la commedia, accompagnati da una malinconica e indimenticabile colonna sonora composta da Maurizio e Guido De Angelis.

LA PROSSIMA SETTIMANA: PIEDONE A HONG KONG.

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