Può un film, ispirato ad una storia vera, essere contemporaneamente acclamato dal pubblico, sancendo così il successo al botteghino, ed essere scarsamente apprezzato dalla critica? In verità questa è una delle situazioni che succede spesso nel mondo del cinema, ma non finisce qui: capita anche che lo stesso film viene realizzato quando l’assoluto protagonista sia ancora in vita e che, leggete con attenzione, nemmeno lui apprezzi come in realtà è stato “ritratto” sul grande schermo. In questo secondo appuntamento di ‘Storie Vere’ si parla di ‘Patch Adams’
Era il 25 dicembre del 1998 quando uscì nei cinema americani riportando la storia, più o meno romanzata, del medico del sorriso, che ideò, con approfonditi studi, la clownterapia. Intendiamoci: per interpretare un personaggio così particolare, una persona fuori dal comune, geniale, folle ed anticonformista ci voleva un attore altrettanto fuori dal comune, geniale, anticonformista e folle: l’indimenticabile Robin Williams, scomparso l’11 di agosto di quasi sei anni fa. Eppure, il vero Patch Adams, nato il 28 maggio del 1945, non dimostrò particolare soddisfazione dell’interpretazione svolta dall’istrionico attore di Chicago.
Il Dottor Adams sostenne che, nell’opera cinematografica dedicatagli, il suo lavoro venne molto semplificato e che la sceneggiatura, scritta da Steve Oedekerk su un soggetto realizzato non solo da Maureen Mylander ma anche dallo stesso Patch, si soffermava troppo sul lato clownesco della sua attività. Nonostante ciò il film funzionò. Costato, si fa per dire, solo 50 milioni di dollari ne incassò in tutto il mondo ben 202 milioni di dollari.
Diretto da Tom Shadyac, “Patch Adams”, riuscì ugualmente a far breccia miscelando sapientemente ironia, comicità e veri e propri momenti drammatici; nessuna risata forzata e nessuna retorica. Tutto spontaneo. Ci sarebbe da chiedersi, anche, quante scene, scritte sul copione, siano state veramente utilizzate e quante scene siano state, di sana pianta, improvvisate dallo stesso Robin Williams sul set di questo film? Di sicuro molte, anche se non si ha la certezza.
Le musiche composte da Marc Shaiman, il quale venne nominato per la miglior colonna sonora agli Oscar del 1999, facilitano, parafrasando un termine usato nel film, il “transfer” da parte del pubblico. Trascinato fino alla fine da risate e momenti riflessivi. “Patch Adams” non è una di quelle opere definibili attraverso un solo aggettivo e nemmeno riconducibile ad un unico genere cinematografico: è un film comico, è un film in cui l’idea di ‘sogno americano’ è ben radicata, è un film che commuove, facendo al tempo stesso riflettere.
Ulteriori critiche furono mosse nei confronti di Robin Williams anche per un motivo squisitamente economico: il geniale interprete guadagnò, dalla sua performance, ben 21 milioni di dollari, ‘senza lasciare nemmeno 10 dollari in beneficenza’ secondo le parole dello stesso vero Patch Adams, tutt’oggi ancora in vita e che in queste ore compie i suoi 75 anni.