Maggio 2020

News

CLINT EASTWOOD: QUANDO LA LEGGENDA FA 90

Clint_Eastwood

Dopo Gene Hackman, che li ha compiuti lo scorso 30 gennaio, anche ‘Il Texano dagli occhi di ghiaccio’, conosciuto anche per il pistolero soprannominato ‘Il monco’, ha raggiunto questo traguardo e chissà, parafrasando la tombola napoletana, il numero fa paura anche a lui, Clint Eastwood. Forse no, ripensando al modo in cui aveva agito durante il suo ultimo set cinematografico, ‘Richard Jewell’ in cui era divampato un piccolo incendio. Continuò imperterrito le riprese del film come se nulla stesse succedendo intorno a lui. Solo un semplice episodio leggendario da raccontare ai posteri? Non solo, Clint Eastwood è già di per sé la leggenda in persona.

90 anni sono tanti da ripercorrere e da riassumere. I ricordi personali di ognuno di noi si accavallano legati ai suoi film, magari qualcuno più grande ha avuto la fortuna di andarli a vedere quasi tutti al cinema; magari qualcun altro lo segue ininterrottamente dal quel 1955, quando apparve per la prima volta nella serie western ‘Rawhide’. Nove anni più tardi fu il nostro Paese ha regalargli non solo il successo, non solo la fama mondiale, ma direttamente l’immortalità cinematografica; grazie al nostro geniale maestro Sergio Leone con ‘Per un pugno di dollari’. Un film che per molti non avrebbe dovuto nemmeno incassare una lira e invece sappiamo tutti come andò a finire.

Nessuno, comunque, si poteva immaginare che l’allora trentaquattrenne Clint Eastwood, nato il 31 maggio del 1930 a San Francisco, sarebbe diventato una leggenda vivente. Dopo aver completato la trilogia del dollaro, il regista Don Siegel lo chiamò per un altro film, per affidargli un altro ruolo scolpito nella memoria di tutti: l’ispettore Philip Callaghan: Il caso scorpio è tuo’.

Don Siegel e Sergio Leone, Sergio Leone e Don Siegel. Due registi fondamentali per la sua carriera e scomparsi a due anni di distanza l’uno dall’altro. Il primo nel 1989 ed il secondo nel 1991. Clint, nel 1992, lì omaggio con un’opera cinematografica sublime; un western crepuscolare ed al tempo stesso epico: ‘Gli spietati’, che gli valse due statuette d’oro. In tutta la sua carriera saranno ben cinque i premi oscar che conquisterà

‘Gli spietati’, comunque, non ha rappresentato la sua prima regia. Il suo esordio dietro alla macchina da presa avvenne nel 1971, con il regista Don Siegel come attore in ‘Brivido nella notte’. Seguiranno poi altri come ‘I ponti di Madison County’, ‘Un giorno perfetto’, ‘Bird’, ‘American Sniper’, ‘Mystic River’, ‘Million Dollar Baby’, ‘The mule’, ‘Gran Torino’, ‘Richard Jewell’ e tanti altri ancora. Il suo cinema, in tutti questi anni, ha rappresentato un perfetto mix tra quello prettamente di genere e quello definito d’autore.

Nel citare i suoi titoli si potrebbe andare all’infinito e ciò vale anche per le sue frasi pronunciate in vari suoi film: ‘Al cuore Ramon, al cuore’; ‘coraggio, fammi contento’ oppure la frase recitata in ‘Gran Torino’: Avete mai fatto caso che ogni tanto s’incrocia qualcuno che non va fatto incazzare? Quello sono io’.

Ma è meglio terminare qui questo piccolo omaggio, con tanto di auguri di buon compleanno, ad un attore e regista che è stato, che è ancora e che sarà per sempre la storia del cinema. Si, perché lui non ha fatto il cinema, lui è il cinema. Auguri Clint!!!

Storie Vere

PT 109 – POSTO DI COMBATTIMENTO

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Che il secondo conflitto mondiale ha ispirato diverse volte il cinema è, ormai, un dato di fatto; regalando agli appassionati del genere, e non, diversi capolavori che hanno scritto la storia della settima arte. I film che si sono susseguiti nei decenni sono stati tratti da singoli episodi dell’evento bellico. Tra le tante storie narrate, poi, nel tempo e, poi, riportate sul grande schermo c’è ne una in particolare che ricostruisce le fasi di un salvataggio di un equipaggio di una nave da guerra.

Il protagonista principale, dunque, sarebbe il mezzo navale dell’esercito degli Stati Uniti d’America: una motosilurante da pattugliamento chiamata ‘Pt-109’, affondata nella notte del 2 agosto del 1943, dopo una collisione con il cacciatorpediniere nipponico ‘L’Amagiri’. Di certo penserete che magari il blog, in questo terzo appuntamento del mese dedicato alle ‘Storie Vere’, si sia voluto anticipare ma come è stato precisato in precedenza la storia narra di un salvataggio di un equipaggio svolto da parte del capitano della nave stessa. Un gesto eroico, dunque, posto in essere dall’allora e anonimo sottotenente di vascello John Fitzgerald Kennedy, nato il 29 maggio del 1917, che divenne Presidente degli Stati Uniti diciassette anni più tardi, rimanendo ucciso da un attentato il 22 novembre del 1963 a Dallas.

In questo film, uscito il 19 giugno del 1963, pochi mesi prima della tragedia, ed intitolato ‘Pt 109 – Posto di combattimento’, il futuro Presidente degli Stati Uniti venne interpretato dall’attore Montgomery Clift. Accanto a lui si possono riconoscere altri tre attori divenuti in seguito famosi per aver preso parte a delle serie tv storiche: Norman Fell, per il ruolo del padrone di casa scorbutico nella sit-com ‘Tre cuori in affitto’; Robert Culp, diventato famoso con due serie tv: la prima accanto a Bill Cosby “Le spie” e l’altra “Ralphsupermaxieroe”; infine Robert Blake per l’iconico ruolo di “Baretta”.

Diretto dal regista Leslie H. Martinson, l’opera cinematografica con duplice connotazione bellico-biografica, ripercorre la vicenda con una buona dose d’ironia, ponendo l’accento sul senso del dovere e sull’atto eroico dello stesso John Kennedy in maniera semplice, senza ulteriori enfatizzazioni. Nonostante le scene d’apertura siano accompagnate dalle fanfare, che completano la composizione musicale di David Buttolph e William Lava, il lungometraggio esalta nel giusto modo il personaggio principale; con una prestazione asciutta e pulita di Clift, il quale oltre ad esser abbastanza somigliante al futuro Presidente offre anche la stessa mimica facciale.

Essendo comunque un film dei primi anni ’60, Hollywood compie la missione di ricreare, con realismo, i combattimenti tra gli aerei nemici e le navi da guerra grazie ad un perfetto gioco d’inquadrature che non crea confusione a chi guarda il film; la visione è dunque piacevole, anche se in alcuni punti ci sono alcuni momenti morti ma non tali da rovinare tutto il lavoro svolto. “Pt 109 – Posto di combattimento” è da vedere e da riscoprire, per chi lo avesse già visto una volta, per approfondire non solo un episodio della guerra mondiale, ma anche un episodio della vita di un personaggio entrato nell’immaginario collettivo.

Il film termina con il salvataggio dell’equipaggio, che il sottotenente di vascello John Kennedy compie, dopo l’affondamento della nave a causa dei giapponesi e dopo aver spinto i superstiti in un’isola deserta, trascorrendo due notti in mare per cercare aiuto. Questo suo immenso atto di altruismo gli provocherà, in futuro, diversi problemi fisici, senza dimenticare la medaglia di cui venne insignito e che nel film non si fa menzione.

Storie Vere

PATCH ADAMS

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Può un film, ispirato ad una storia vera, essere contemporaneamente acclamato dal pubblico, sancendo così il successo al botteghino, ed essere scarsamente apprezzato dalla critica? In verità questa è una delle situazioni che succede spesso nel mondo del cinema, ma non finisce qui: capita anche che lo stesso film viene realizzato quando l’assoluto protagonista sia ancora in vita e che, leggete con attenzione, nemmeno lui apprezzi come in realtà è stato “ritratto” sul grande schermo. In questo secondo appuntamento di ‘Storie Vere’ si parla di ‘Patch Adams’

Era il 25 dicembre del 1998 quando uscì nei cinema americani riportando la storia, più o meno romanzata, del medico del sorriso, che ideò, con approfonditi studi, la clownterapia. Intendiamoci: per interpretare un personaggio così particolare, una persona fuori dal comune, geniale, folle ed anticonformista ci voleva un attore altrettanto fuori dal comune, geniale, anticonformista e folle: l’indimenticabile Robin Williams, scomparso l’11 di agosto di quasi sei anni fa. Eppure, il vero Patch Adams, nato il 28 maggio del 1945, non dimostrò particolare soddisfazione dell’interpretazione svolta dall’istrionico attore di Chicago.

Il Dottor Adams sostenne che, nell’opera cinematografica dedicatagli, il suo lavoro venne molto semplificato e che la sceneggiatura, scritta da Steve Oedekerk su un soggetto realizzato non solo da Maureen Mylander ma anche dallo stesso Patch, si soffermava troppo sul lato clownesco della sua attività. Nonostante ciò il film funzionò. Costato, si fa per dire, solo 50 milioni di dollari ne incassò in tutto il mondo ben 202 milioni di dollari.

Diretto da Tom Shadyac, “Patch Adams”, riuscì ugualmente a far breccia miscelando sapientemente ironia, comicità e veri e propri momenti drammatici; nessuna risata forzata e nessuna retorica. Tutto spontaneo. Ci sarebbe da chiedersi, anche, quante scene, scritte sul copione, siano state veramente utilizzate e quante scene siano state, di sana pianta, improvvisate dallo stesso Robin Williams sul set di questo film? Di sicuro molte, anche se non si ha la certezza.

Le musiche composte da Marc Shaiman, il quale venne nominato per la miglior colonna sonora agli Oscar del 1999, facilitano, parafrasando un termine usato nel film, il “transfer” da parte del pubblico. Trascinato fino alla fine da risate e momenti riflessivi. “Patch Adams” non è una di quelle opere definibili attraverso un solo aggettivo e nemmeno riconducibile ad un unico genere cinematografico: è un film comico, è un film in cui l’idea di ‘sogno americano’ è ben radicata, è un film che commuove, facendo al tempo stesso riflettere.

Ulteriori critiche furono mosse nei confronti di Robin Williams anche per un motivo squisitamente economico: il geniale interprete guadagnò, dalla sua performance, ben 21 milioni di dollari, ‘senza lasciare nemmeno 10 dollari in beneficenza’ secondo le parole dello stesso vero Patch Adams, tutt’oggi ancora in vita e che in queste ore compie i suoi 75 anni.

Forever 80sNews

I 40 ANNI DE ‘L’IMPERO COLPISCE ANCORA’

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Il 21 maggio del 1980 uscì nella sale cinematografiche l’attesissimo secondo capitolo della saga di ‘Star Wars’: ‘L’impero colpisce ancora’; meglio conosciuto, dal punto di vista cronologico della storia in sé, come ‘Episodio V’. A distanza di ben 40 lunghi anni, molti lo ritengono come il miglior film della serie ideata dal geniale George Lucas. Dopo l’incredibile successo del primo, intitolato semplicemente ‘Guerre Stellari’ e poi successivamente intitolato ‘Episodio IV – Una nuova speranza’, uscito nel 1977, era normale comprensibile credere che le aspettative per questa seconda opera ambientata nella ‘galassia lontana, lontana’ fossero alte. Si potrebbe dire anche fin troppo alte, visto che lo stesso George Lucas, frattanto, ebbe un forte esaurimento nervoso per diverse situazioni personali.

La formazione del cast era pressocche invariata rispetto al primo film. Mark Hamill, Carrie Fisher ed Harrison Ford ritornarono nei loro rispettivi ruoli; con l’aggiunta dell’attore Billy Dee Williams nella parte del contrabbandiere spaziale Lando Calrissian. Il nemico da combattere era sempre lo stesso, quell’oscuro e potente Darth Vader, e con una sceneggiatura che gli attori stessi non lessero mai prima delle riprese. Le singole scene le scoprivano man mano che si dovevano girare.

Tra le scene ce n’era una in particolare in cui si svelava un grosso segreto che, nonostante si trattava di un film per ragazzini, avrebbe di sicuro traumatizzato il giovane pubblico presente nelle sale. George Lucas si confrontò con alcuni psicologi per capire l’effetto che avrebbe suscitato far scoprire che il nemico numero 1 dei ribelli, Darth Vader, era, in realtà, il padre del giovane protagonista, Luke Skywalker. Non solo lo fu: le persone, come provano alcuni audio fatti circolare recentemente, rimasero fortemente scioccati.

Questa scelta narrativa più che allontanare i fans dalla saga ne fece avvicinare degli altri, tenendoli così sulle spine per il terzo ed ultimo capitolo della prima trilogia che arrivò a distanza di tre anni. Forte anche di una scrittura più cupa, ponendo al primo posto le angosce, le paure del protagonista che non riescono ad esser domate nemmeno dal saggio, lungimirante ed iconico Maestro Yoda. Un processo psicologico, quindi, analizzato quasi in profondità e proposto con una prospettiva più adulta e meno spensierata a differenza del primo film del 1977. La sceneggiatura, infatti, venne scritta  quattro mani da Lawrence Kasdan e Leigh Brackett.

La scelta di dividere i personaggi principali determina lo sdoppiamento della trama in storie parallele che sono quasi indipendenti l’una dall’altra per poi riunirsi nel finale, lasciando intendere e presagire un destino diverso da uno in particolare: Luke Skywalker. ‘L’Impero colpisce ancora’ è stato definito dal National Film Registry ‘culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo; con un incasso al botteghino di ben 209 398 025 dollari, non riuscendo a superare i guadagni del capostipite anche per le atmosfere cupe analizzate in precedenza. Quaranta anni dopo l’uscita appare, dunque, pleonastico la scelta di sviluppare una recensione completa. Basta solo questo articolo per omaggiare un bel pezzo di cinema, di genere ‘Fantastico’, che rimarrà per sempre una pietra miliare della settima arte. Non solo questo ‘Episodio V’ ma tutta la saga ideata da George Lucas.

Storie Vere

Giovanni Falcone – Recensione

Giovanni Falcone

La prima ‘Storia vera’ della rubrica ‘Storie Vere’ del mese di maggio non poteva che essere quella di Giovanni Falcone, del Giudice Istruttore Giovanni Falcone, ucciso da ‘Cosa Nostra’ nella strage di Capaci del 23 maggio del 1992. Abbiamo deciso di anticipare la pubblicazione dell’articolo relativo al film dedicato alla sua figura, scegliendo la data del 18 maggio, non per coprire tutta la settimana del ventottesimo anniversario della sua tragica morte, ma perché in questo giorno, Giovanni Falcone, avrebbe compiuto 81 anni.

L’opera biografica dedicata a lui è semplicemente intitolata con il nome e cognome ed è stata diretta dal regista Giuseppe Ferrara ed uscì il 28 ottobre del 1993, un anno e mezzo dopo i tragici fatti riportati nel film. Tragico, cruento e, nella sua essenza, con un forte taglio documentaristico. Questi gli elementi che hanno composto ‘Giovanni Falcone’, non solamente perché tutti i singoli passaggi fondamentali della vicenda sono introdotti con la data; ma anche per la struttura della trama in sé: fatti ricostruiti e recitati da attori coadiuvati, anche e soprattutto, da immagini di repertorio. Con un taglio ulteriormente giornalistico e, addirittura, quasi a seguire persino l’ordine di un fascicolo processuale nella ricostruzione stessa degli eventi.

Difatti il film è fondamentalmente costituito, come base della sceneggiatura scritta a quattro mani dallo stesso regista ed Armenia Balducci, da documenti sia processuali che editoriali, quest’ultimi intesi come libri, articoli di giornale ed interviste. Il tutto è sorretto dall’intrigante colonna sonora, la quale passa agilmente da un momento di alta tensione a momenti drammatici. Ecco, proprio su questo elemento gli sceneggiatori avrebbero potuto lavorare di più, senza trasformare un ottimo lavoro in risultato troppo mieloso.

Ad interpretare l’iconico Giudice Istruttore c’è Michele Placido, il quale si è calato molto bene nel ruolo; Paolo Borsellino, anch’egli Giudice Istruttore e amico di Falcone, è impersonato da Giancarlo Giannini, molto somigliante e nominato come attore non protagonista ai David di Donatello del 1994; Francesca Morvillo, moglie di Giovanni, da Anna Bonaiuto; mentre il Commissario Antonino Cassarà ha il volto di un giovane Massimo Bonetti, il futuro ‘Pietro Guerra’ della serie tv ‘La Squadra’.

Un personaggio che viene un po’ messo in sordina, come se non fosse rilevante per la storia in sé è il Commissario Giuseppe Montana, impersonato da Leonardo Treviglio; mentre ulteriore spazio viene data alla figura del poliziotto Calogero Zucchetto, interpretato da Paolo De Giorgio.

Al di là di questi particolari che sono delle mere scelte del regista, il film non narra a tutti gli effetti la vita di Giovanni Falcone, non ripercorre gli anni giovanili per poi giungere a quelli professionali. L’apertura vera e propria è contraddistinta da due momenti particolari: la prima rappresentata dal giuramento in parallelo, prima di un mafioso e poi quello di Giovanni; la seconda con la data 23 Aprile 1981, con l’assassinio del boss Stefano Bontate. Per poi giungere al tragico e duplice epilogo: con la morte sia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

Prodotto da Fabrizio Di Clemente, anch’egli nominato come miglior produttore al David di Donatello del 1994, ‘Giovanni Falcone’ è il primo di una lunga serie di film e fiction dedicati su quei tragici eventi. Meno trascinante dal punto di vista emotivo, ma è comunque un e proprio pugno allo stomaco a tutti coloro che credono nelle Istituzioni. È comunque impossibile annoiarsi, si arriva fino al tragico epilogo con la forte curiosità di sapere cosa sia realmente successo grazie ad una sceneggiatura dal ritmo serrato. Un’opera biografica, dunque, da vedere e rivedere, da scoprire e riscoprire e da “usare” come prima su tutte le altre opere successivamente realizzate, per conoscere in maniera ordinata i fatti per poi approfondirli, su un fatto di cronaca che ancora oggi recrimina giustizia non solo da un punto di vista processuale ma anche e soprattutto dal punto di vista morale.

Qui sotto ci sono due link: il primo è dello stesso articolo pubblicato nel nuovo Freetopix date un’occhiata se siete curiosi…

https://www.freetopix.net/

Recensioni

Tyler Rake: il nuovo supereroe dei Fratelli Russo

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Adrenalinico, dinamico e senza pause. Semmai qualche momento di respiro c’è per far rifiatare chiunque abbia scelto di vedere questo film. Con queste tre caratteristiche si compone l’ultimo lavoro dei fratelli Russo, tornati dopo il doppio ed epico finale dedicato alla saga degli ‘Averngers’ della Marvel. Sono tornati, con una nuova opera distribuita sulla piattaforma streaming di Netflix dal 24 aprile scorso. ‘Tyler Rake’ è il titolo che per l’Italia, ‘Extraction’ invece è quello originale. ‘Un nuovo supereroe’, così lo hanno definito Anthony e Joe Russo. Il personaggio, in realtà, trae origine dall’omonima graphic novel ideata proprio dagli stessi autori di ‘Avengers – Infinity War’ ed ‘Endgame’, intitolato ‘Ciudad’ e pubblicato il 16 dicembre del 2014 di Netflix dal 24 aprile scorso.

Ad interpretare il personaggio principale troviamo Chris Hemsworth, diventato famoso per il ruolo di ‘Thor’. L’attore australiano si è cimentato in un personaggio totalmente differente rispetto a quello del ‘Figlio di Odino’, meno spaccone ma più tormentato ed a tratti cupo. Nel veder agire Tyler Rake, un mercenario ingaggiato per salvare un ragazzino figlio di un potente trafficante di droga rapito dal suo stesso rivale, sembra d’intravedere, miscelate, le caratteristiche di altri due personaggi iconici del cinema: John Rambo e John MacClane, il poliziotto irlandese impersonato da Bruce Willis nella saga di ‘Die Hard’.

Ecco, proprio su quest’ultimo riferimento sussiste qualche dubbio legato al finale, rischiando di fare dello spoiler e nel quale non ci addentriamo più di tanto. Interamente ambientato in India, il lungometraggio si propone come il nuovo action movie da annoverare fra i cult del genere che si sono susseguiti nel corso degli anni. Certo, è ancora troppo presto per consacrarlo con l’aggettivo di cult, ma le carte in regola le ha tutte. Diretto da Sam Hargrave, ex-stuntman di Chris Evans, meglio conosciuto come ‘Captain America’, e scritto da Joe Russo, mentre Anthony Russo con Mike La Rocca ed Eric Gitter lo ha prodotto. Nel cast è anche presente David Harbour, lo sceriffo di ‘Stranger Things’.

Avevamo accennato, dunque, alla dinamicità di questo film, dovuta grazie alle inquadrature rapide ed effettuate come se chi riprendesse la scena avesse sulle spalle la macchina da presa realizzando, non si sa quanto volutamente, dei perfetti piano-sequenza seppur brevi ma intensi. L’adrenalina, invece, è quella che scorre da quando l’eroe inizia ad affrontare tutti i nemici che cercano di contrastarlo: tra sparatorie, accoltellamenti, corpo a corpo nei vicoli e sui ponti è veramente difficile annoiarsi.

I moltissimi momenti di azione, comunque, non hanno per nulla seppellito la trama di fondo, anzi. Emerge nel momento giusto, durante uno dei rari momenti di pausa che il film concede, in cui vengono svelati alcuni punti oscuri del protagonista. Sufficiente è la prova del giovane protagonista, Rudhraksh Jaiswal, nei panni della vittima del rapimento. ‘Tyler Rake’, in definitiva, è un action movie tutto da scoprire, seppur con uno sviluppo della storia scontata, ma con cui si trascorre due ore di buon intrattenimento, non per tutta la famiglia a causa delle scene troppo cruente, che non lascerà insoddisfatti non solo gli amanti del genere, ma anche i curiosi. Da non perdere.