Con questa recensione abbiamo il piacere di inaugurare una nuova rubrica: Storie vere. Uno spazio tutto interamente dedicato alle pellicole cinematografiche tratte, o semplicemente ispirate, a fatti realmente accaduti; comprendendo anche biografie di personaggi storici e non che hanno rappresentato una pagina importante della nostra storia.
RECENSIONE
Semplice omaggio o magari un timido tentativo di innescare una polemica, senza aver saputo osare direttamente con il materiale storico a disposizione? Questo è l’unico pensiero che ha preso forma dopo la visione dell’attesissimo film “Hammamet”, scritto e diretto da Gianni Amelio, ed incentrato sugli ultimi sei mesi di vita dell’ex leader del Partito Socialista italiano, nonché ex-Presidente del Consiglio dei Ministri, Bettino Craxi; fuggito proprio ad Hammamet in seguito allo scandalo di ‘Mani pulite’ del 1992 e dove, poi, è morto senza mai rientrare in Italia.
Dunque è solo un omaggio relativo alla sua figura che, comunque non va mai dimenticata, vista la sua rilevanza nella scena politica di quegli anni, o forse nel raccontare l’ultima parte della sua vita si celava un’altra intenzione?
Il duplice quesito purtroppo ci porta verso lo spoiler. Ma chi conosce bene la vicenda non dovrebbe rimanere troppo spiazzato. Infatti in un momento ben preciso del film, Craxi, incomincia la registrazione di alcuni video in cui sembra raccontare delle verità. Dicendo cosa in realtà si celava dietro a quel sistema il quale una volta scoperto, le stesse indagini lo avevano ritenuto l’unico vero capro espiatorio.
Chiaramente quella di Craxi è una verità personale che non è stata adeguatamente approfondita. Bastava quel pizzico di coraggio in più per completare un discorso, seppur visivamente narrativo, il quale avrebbe di sicuro potuto aprire nuovi scenari nella revisione storica di quei fatti emersi all’inizio degli anni ’90.
Di sicuro il film ha il merito di proporre un ‘ritratto’ intimo di Craxi. Un uomo solo, senza potere, con una irrimediabile decadenza fisica e forse la flebile speranza di poter rientrare nella patria di origine. Diversi aspetti della vicenda sono stati romanzati, forse, proprio per quella mancanza di coraggio di cui andavamo a sostenere.
Per tutto il lungometraggio, tranne che per i primi minuti, la trama si sviluppa senza notevoli colpi di scena, senza magari far emergere qualche verità storica fino adesso taciuta e senza menzionare troppo anche quelle già conosciute; i dialoghi solo a tratti riescono a trascinare il film fino ai titoli di coda. Alcuni momenti di silenzio nel film sono quasi un velato richiamo alle pause che lo stesso statista, durante i suoi discorsi pubblici, ostentava con il suo naturale portamento.
Ciò però non è stato sufficiente ad aver garantito un quadro completo del segretario del partito socialista. Nessun riferimento, in termini di flashback, relativi al culmine della sua carriera politica; nessun riferimento alla ‘Milano da bere’, iconico slogan degli ‘anni ’80. Solo richiami velati anche a personaggi realmente esisti ma con identità e fatti leggermente modificati.
L’intera struttura narrativa è sorretta dalla straordinaria, monumentale ed epica prestazione dell’attore Pierfrancesco Favino nei panni, proprio, di Bettino Craxi. Semmai ‘Hammamet’ avesse avuto la fortuna di partecipare alla prossima corsa agli Oscar, l’attore romano sicuramente non avrebbe sfigurato al fianco dei più grandi colleghi hollywoodiani. La sua interpretazione è frutto di una meticolosa preparazione sul personaggio storico come lo stesso attore ha raccontato nelle singole interviste a cui è stato sottoposto.
In conclusione il film di Gianni Amelio permette sì il ritorno del cinema italiano a temi più impegnativi rispetto quelli più leggeri trattati fino adesso; con la convinzione, espressa anche a malincuore, di una grande occasione sprecata per non aver ricordato e ricostruito, se non proprio del tutto, quel periodo storico che l’Italia si porta dietro.
Qui sotto un ulteriore approfondimento dal blog di Freetopix, attraverso le rubriche di ‘Parole Schiette’ e ‘Forever 80s’: