RIPROPONIAMO LA RECENSIONE DEL 18 NOVEMBRE 2019 SU LE MANS ’66. PER IL BLOG E’ IL MIGLIOR FILM DELL’ANNO
FORD VS FERRARI: UN FILM CHE MERITEREBBE DI CORRERE AGLI OSCAR 2020
Per la prossima corsa agli Oscar l’Academy, quasi sicuramente, non dovrà escludere il nuovo film di James Mangold, “Le Mans ‘66”, o quanto meno di non escluderlo per alcune nominations ben specifiche. Comunque è logico pensare che ci siano e ci saranno diverse opere cinematografiche che si contenderanno il trono di miglior film, quasi sicuramente, migliori di “Ford vs Ferrari”.
Nonostante ciò questo gioiellino di James Mangold, uscito il 14 novembre scorso, ha conquistato tutti già dal primo week end di programmazione, con un incasso che ha superato l’interessantissimo film di Jennifer Lopez: 468.111 euro contro i 465.918 uero di Jlo. Interessante non solo per le bellezze presenti nella pellicola, ma anche perché “Le ragazze di Wall Street” è una storia, nella sua struttura narrativa, incredibilmente vera. Anche “Le Mans ‘66” lo è.
Un fatto sportivo realmente accaduto che sembra quasi leggenda. Nel senso che staremmo qui a domandarci “ma è veramente successo”? La nostra risposta è un semplice: si. Ma non ci fermiamo qui con questa piccola affermazione. Sarebbe troppo riduttivo.
Il film narra la storia della Ford, con al comando Henry Ford II, nipote di Henry Ford, che per incrementare le vendite e la sua immagine nel mondo decide di sfidare, nel circuito di ‘Le Mans’, la Ferrari. La compagnia automobilistica, in primo momento, si affida all’ex-pilota costruttore di auto Carroll Shelby, interpretato da Matt Damon, ‘The Bourne Identity’, il quale a sua volta, si affida all’impulsivo Ken Miles, un pilota molto in gamba ma fuori da ogni regola, impersonato da quell’incredibile trasformista di Christian Bale. Nel cast figurano anche il nostro Remo Girone, nel ruolo di Enzo Ferrari, e John Bernthal, ‘The Walking Dead’ e ‘The Punisher’. D’altronde James Mangold non è la prima volta che gestisce un insieme di attori così ben assortito e vario. Ci sovviene ‘Cop land’, del 1997, in cui recitarono insieme: Sylvester Stallone, Harvey Keitel, Ray Liotta e Robert De Niro. Quindi si tratta di un regista navigato e, forse, troppo poco considerato.
In questo film la vicenda, raccontata per sommi capi sopra, viene ricostruita partendo dall’antefatto fino al tremendo e drammatico finale. In fondo: non si è sempre sostenuto che la vita è un’intera corsa in cui non sempre il successo personale è scontato? O comunque non viene riconosciuto nella sua totalità?
La duplice domanda ruota, si, intorno al protagonista, Ken Miles, ma la storia è comunque corale, con una sceneggiatura realizzata a sei mani da: Jez Butterworth, John Harry Butterworth e Jason Keller. Nel modo in cui è stato scritto il film non si deve attendere molto per un’accelerazione nello sviluppo della trama. Si parte subito a tutto gas, grazie anche da un agile montaggio della coppia Micheal McCusler ed Andrew Buckland, superando in scioltezza le temibili “curve” che potrebbero portare in alcuni momenti morti durante il film.
150 minuti, dunque, a “7.000 giri”, parafrasando una delle battute del personaggio principale, in cui le performances dei singoli interpreti si mescolano tra loro; non per migliorare la trasposizione cinematografica di una vicenda storico-sportiva non eccellente, anzi al contrario. Completano un lavoro che, nel suo complesso e come sostenuto in precedenza, meriterebbe se non direttamente un premio almeno le nominations per alcune categorie.
Le prime due le abbiamo individuate: la sceneggiatura ed il montaggio. Senza, però, dimenticare anche la fotografia di Phedon Papamicheal. Forse sono troppe tre nominations o forse c’è un po’ di esagerazione da parte nostra. Non crediate che ci siamo dimenticati anche degli attori, in fatto di Oscar. In questo caso le eventuali nominations non costituirebbero alcuna forma di sorpresa.
Il film è vincente per un semplice motivo: i fatti sono ricostruiti fedelmente, senza troppi espedienti per romanzare la storia. Con “Le Mans ‘66” ci troviamo di fronte ad un nuovo classico del genere “automobilistico -sportivo” del cinema. Un film che va visto e rivisto per la sua schiettezza ed epicità dei personaggi, per una storia da scoprire e da riscoprire. Un piccolo e grande capolavoro.